Riflessioni

Gesù salvezza dell'umanità

Salvezza degli uomini mediante Gesù Cristo (sintesi schematica) L'argomento della salvezza (= salus, intesa come salute morale, spirituale) in Cristo Gesù, cioè mediante la persona di Gesù di Nazaret è fondamentale sia per il credente sia per il non credente. Stiamo parlando di quel Gesù Nazareno che, discendente di Davide, è stato "dichiarato figlio di Dio con potenza... mediante la sua resurrezione dai morti". Lui, e solo lui, è "Signore" (Rom. 1,4). Divenuto "Signore" proprio grazie a quell'opera di Dio, inimmaginabile a mente umana, che fu la resurrezione dai morti. Basta questo a far comprendere come la salvezza dal peccato (male, effetti del male, provocazioni al male, ecc.) non possa essere oggetto di semplice curiosità, ma debba piuttosto essere posta al centro dell'attenzione di chi crede, di chi non crede e anche di chi dice di credere. La curiosità non è virtù cristiana. Per dimostrarlo non occorre la Bibbia, basta ascoltare la radio: "Sul tratto autostradale... code per curiosi", con tutte le conseguenze del caso, spesso molto pericolose. 1. Molti ritengono che col denaro si possa acquistare tutto, anche la salvezza dal male. Forse la pensava così anche quel ricco che avvicinò Gesù chiamandolo "buono"? Gesù, che sa quel che dice, gli risponde che "uno soltanto è buono", cioè Dio (Mt. 19,16 s. / Lc. 18,19). Poi aggiunge che è improbabile che un ricco entri nel regno di Dio. Suscita così la meraviglia dei discepoli: "Chi dunque può essere salvato?" Domanda più che lecita, che merita una risposta saggia: la salvezza è "impossibile" agli uomini, mentre "a Dio è possibile ogni cosa" (Mt. 19,26). L'uomo, da se stesso, non si può salvare dal male. Anche se è ricco. Specialmente se è ricco. La salvezza è dono di Dio mediante Gesù Signore, Gesù Risorto. 2. Forse si può scorgere l'ombra della curiosità nella domanda posta a Gesù da quel tale: "Signore, sono pochi i salvati?" Gesù non risponde che i salvati sono "144000". Con buona pace di quelli che mescolano aritmetica e salvezza. Gesù afferma invece che occorre sforzarsi di entrare per la porta stretta. La strada che conduce alla perdizione è ampia, comoda, seguita dai più. "Molti ultimi saranno primi, e molti primi saranno ultimi". Ci saranno sorprese per quanti amano primeggiare in fatto di salvezza (Lc. 13,30 / Mt.19,30). 3. La salvezza è lo scopo precipuo dell'azione di Gesù, inviato di Dio nel mondo (Gv. 3,17). Dio non ha inviato Gesù per giudicare (=condannare) il mondo, per il semplice fatto che il mondo, senza Gesù, era già condannato. Ma in Gesù, tramite Gesù-Signore-perché-risorto, il mondo può essere salvato (Gv. 3,17). Con quale delicatezza e quanta scrupolosa attenzione il medico e oncologo di fama mondiale Umberto Veronesi ha esposto recentemente (Che tempo che fa, Rai3, 02.10.2010) lo stato della questione concernente la salvezza dal cancro al seno per le donne. Quanta cura nelle sue parole. Quanta considerazione per il problema e la soluzione. Quale etica. Quale onestà intellettuale e morale nelle sue parole! Bisognerebbe forse porre meno cura, meno attenzione, meno scrupolo, meno onestà e adottare un'etica di livello inferiore nel trattare la condanna del mondo e la sua sublime guarigione in Gesù Risorto? Questa non è una questione da boy-scouts. Non è questione da campeggio. Non è questione di cristianesimo forestale, montano o marino. Ma è piuttosto una serissima questione di vita (con Gesù Signore) o di morte (senza Gesù Risorto). Tutto il resto non fa che banalizzare la buona notizia della salute in Gesù Signore. E, come ricorda Hanna Arendt, la banalità evidenzia sempre il male con tutte le sue dannosissime conseguenze. La banalizzazione del vangelo non può recare salvezza dal male e dalle sue conseguenze nefaste. Anzi... 4. Tutto il lavoro di Gesù ha un unico scopo: "...affinché voi siate salvati" (Gv. 5,35). Ogni parola sua, ogni suo atto, ogni segno che egli attua, ha il solo scopo della salvezza. Ogni polemica che Gesù affronta coi giudei (farisei, scribi), ogni spiegazione, ogni parabola che narra, ha un fine unico: la salvezza. La sua stessa morte nell'angoscia dell'abbandono, la sua resurrezione nella gloria, hanno il solo scopo di proporre all'essere umano (disumano a causa del male) la salvezza. Però l'uomo non si sente condannato (il cancro, a me? ma quando mai!). Non ritiene d'aver bisogno di essere salvato (morire, io? impossibile!). Spesso poi, anche quando pensa d'aver bisogno d'aiuto, l'uomo si affida a persone diverse da Gesù-Signore, e in quelle persone confida. Bisogna dunque avere il coraggio di porre una domanda capitale: in fin dei conti Gesù non ha fallito nel suo scopo di salvezza? Gesù è un fallito? (Discutere la questione). 5. è noto che i primi cristiani non rappresentavano Gesù-Signore col crocifisso. Noi che oggi siamo abituati al crocifisso appeso anche in farmacia, non possiamo neppure immaginare quanto fosse arduo presentare un Salvatore come... un volgare uomo crocifisso. Presso i primi credenti si hanno invece statue del Signore rappresentato come un giovane pastorello che porta intorno al collo l'agnellino ritrovato e salvato. Gesù dice: "Io sono la porta; se uno entra tramite me, sarà salvato... Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore..." (Gv. 10,9 ss.). è davvero un fallito costui? Oppure è la persona più sobria e seria, e quindi la più affidabile, che sia mai apparsa sulla faccia della terra? (Discutere). 6. Il desiderio di salvezza può bastare alla salvezza? Desiderare la salvezza, per sè o per altri, può esser sufficiente a salvare se stessi o altri? Non sembra, stando almeno alle parole dell'apostolo Paolo. Egli desidera e prega che i suoi fratelli ebrei siano salvati (Rom. 10,1). Ma la salvezza resta pur sempre una questione molto seria che implica una seria decisione personale. Questa decisione esige la eliminazione dell'ignoranza (Rom. 10,2) e la sottomissione alla giustizia di Dio (Rom. 10,3), cioè a Cristo (Rom. 10,4), dichiarato Signore perché risuscitato dai morti (Rom. 10,9). 7. Se si afferra il valore della salvezza, si comprendono le parole di Umberto Veronesi quando raccomanda la prevenzione, la cura senza ritardi inutili. Se si afferra il valore della salvezza dono di Dio, si comprende il racconto della salvezza in Cristo del carceriere di Filippi (Atti 16). Egli conosce Dio ascoltando gli inni cantati da Paolo e Sila in carcere. E quando un terremoto squassa la prigione, viene rassicurato e calmato dai due apostoli. Poi il carceriere chiede: "Signori, che devo fare per essere salvato?" (Atti 16,30). La salvezza, provveduta solo da Gesù Risorto, è legata al fare della persona umana. La risposta alla domanda segue chiara: "Credi in Gesù Signore, e sarai salvato... e subito fu battezzato lui con tutti i suoi" (Atti 16,31 ss.). Era mezzanotte passata quando quel fare si realizzò. Sì, la fede fiduciosa è un fare (Ebr. 11). Come mai tanta cura, tanta attenzione, tanta rapidità d'azione per la salvezza in Cristo? Ovvero: come mai tanta preoccupazione, tanta rapidità, tanta cura per lo screening mammografico?  Salvezza degli uomini mediante Gesù Cristo (sintesi schematica) © R.T., Roma, ottobre 2010

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